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Non credo in niente, l’incontro con Alessandro Marzullo e il cast del film
In sala a settembre, il film racconta del disagio di un gruppo di giovani trentenni
Non credo in niente è il lungometraggio di esordio di Alessandro Marzullo che racconta il progetto insieme al cast composto da Demetra Bellina, Giuseppe Cristiano, Renata Malinconico, Mario Russo, Lorenzo Lazzarini e Gabriele Montesi. Il film si apre con una citazione di Zygmunt Bauman riguardo la frammentarietà. Un argomento che i personaggi con le loro contraddizioni portano in scena facendosi portatori di un disagio generazionale.
“Bauman è sicuramente più bravo a definire questa frammentazione e noi a subirne le cause. Manca una visione politica che dia prospettiva secondo quelle che sono le esigenze di un mondo che cambia velocemente soprattutto per i giovani”, commenta il regista di Non credo in niente.
Continua Renata Malinconico: “In questo momento ha preso spazio una individualità che ci ha isolati tutti e che io personalmente ho iniziato a vedere che veniva meno quando abbiamo lavorato a questo film perché abbiamo fatto un lavoro di squadra incredibile. Manca anche una sorta di visione comune”.
Anche Giuseppe Cristiano si espone a riguardo: “Mancano le relazioni, i rapporti umani. Che è forse l’elemento che ha caratterizzato questo progetto. Non credo in niente, è il titolo, ma noi come attori e persone ci abbiamo creduto perché la gestazione del film è stata lunga. È stato realizzato in tre fasi lungo otto mesi di lavorazione. Grazie al regista che ci ha tenuti uniti”.
Non credo in niente, il racconto dell’esordio
In uscita a settembre in sale selezionate e stando a quanto riporta là sinossi rappresenta un viaggio notturno nell’anima di quattro ragazzi alla soglia dei trent’anni. Non credo in niente parla dei loro progetti futuri e dei loro sogni:
“Grande valore esordire al Pesaro Film Festival. Ringrazio Pedro Armocida per aver creduto nel progetto. È un festival che avevamo puntato dall’inizio come ambiente ideale per questo tipo di film e ci fa piacere ci sia molta attesa per il film”, racconta il regista. Non credo in niente ha avuto una lunga gestazione. Girato in 13 notti lungo otto mesi dove i momenti di pausa tra un ciak e l’altro sono stati il vero scoglio da superare.
“Non volevo fare un film letterario, volevo cercare di raccontare questi sentimenti di frammentarietà attraverso altri elementi come la fotografia, la musica e le interpretazioni. Per quanto riguarda la fotografia il punto di rifermento più importante è il lavoro di Wong Kar Wai. Abbiamo lavorato al contrario, abbiamo integrato tutti i difetti della pellicola per rappresentare i difetti dei personaggi. Gli attori stessi mi hanno dato degli spunti e delle riflessioni. Il film è contraddittorio anche nella sua forma. Ho girato le scene scritte senza un ordine. Volevo solo portare in scena questo distaccamento”.
Non credo in niente descrive il distacco di una generazione intera e lo fa aggiungendo anche alcuni elementi di commedia. Alessandro Marzullo commenta questa scelta: “Io di base prediligo la commedia come gusto personale. È una parte alla quale non voglio rinunciare. Siccome è ambientato a Roma e ho voluto includere questa cominciata che è insita negli italiani e nei romani. Il personaggio di Lorenzo Lazzari si porta dietro un po’ di quella comicità italiana di Sordi e Verdone”.
In Non credo in niente, la città di Roma è anche protagonista della storia. Una Roma che si specchia nella caratterizzazione dei personaggi: “Io quando mi immagino le storie le immagino sempre nelle metropoli e Roma per me è fonte di ispirazione. È una città che ha talmente tanti strati e tanta energia”.
Articolo di Lidia Maltese